MUSEO CIVICO INSTEIA POLLA

Abito femminile ottocentesco rituale (in processione)

Il Catalogo degli Abiti riprodotti nel Museo

Durante le processioni e soprattutto durante i pellegrinaggi (oltre che nel loro periodo di preparazione), con particolare riferimento ai due pellegrinaggi di storica devozione verso Viggiano e Novi Velia, una giovinetta nubile, accompagnata da altre due, oltre che dagli zampognari – altra centenaria tradizione pollese – recava sul capo, secondo la tradizione greca delle canèfore, un dono votivo, la cénda.

Si tratta di una costruzione fatta di candele sagomate a caldo, di grosse dimensioni, notevole peso e grande laboriosità artigianale.
Tale processione, condotta dalle verginelle, le bbirginèddi, era, in particolare nel periodo di preparazione dei suddetti pellegrinaggi, condotta in tutto il paese, con lo scopo di raccogliere offerte, spesso in grano e più raramente in denaro, da donare ai Santuari.

Tale rito, fondamentale nella devozione popolare, è rimasto in atto per lunghi anni, scavallando anche la metà del Novecento.

Abito femminile ottocentesco rituale (in processione)
Immagine da "Il Costume delle Donne di Polla nel Vallo di Diano - vol. I"

L’abito delle ragazze, vista la sua “provvisorietà” in quanto il vero costume sarebbe poi stato ricevuto in vista delle nozze, era di fattura più semplice. Il «vestito da pacchiana» era indossato per la prima volta dalla ragazza intorno ai quattordici quindici anni, soglia minima per l’epoca per cominciare a mettere in conto di maritare le fanciulle.

L’abito distintivo della giovane nubile in processione era chiaramente diverso da quello da gala della donna maritata ed era così composto:

Per le ragazze ugualmente in tutte le tonalità del rosso e del violaceo, poteva tuttavia anche essere in tinta più tenue, nelle sfumature del rosa. In ricostruzione, in raso di cotone bordeaux.

Di lana rossa acquistata o tessuta in casa, anche nella versione festiva era ornata di solo nastro azzurro in seta o cotone, dotata della consueta pieghettatura.

Della stessa foggia costruttiva già affrontata in L’abito tradizionale pollese – le fogge e gli elementi principali. in panno di lana turchina, era priva del fregio distintivo delle maritate sulla cintura e con le bretelle rifinite con nastro celeste o azzurro colore distintivo della posizione di donna nubile.  Le aperture a V posteriori erano adornate da passamaneria dorata o ricamo dorato su velluto nero.

Di seta liscia o damascata o di raso in cotone, mancava di sovente delle rifiniture dorate.

Nella ricostruzione, in seta damascata color pesca.

In leggero tessuto bianco – nella ricostruzione è in organza bianca – o in tela, di foggia quadrata ripiegata a triangolo e ricadente libero sul petto e sulle spalle, su cui poggiava la sparatónna, il ‘cercine’, per reggere il trofeo processionale.

L’abito elegante delle giovinette, sostituiva al velo, ovviamente riservato ai riti religiosi, il soprabito nella consueta foggia.

La processione della Cénda